Ovvero il cibo come efficace strumento persuasivo. Nella diplomazia come negli affari (turismo compreso). Se ne è parlato il 6 dicembre 2016 alla società di studi economici Nomisma: Soft Power, Made in Italy e Italian Lifestyle nel mondo. Quale ruolo per la gastronomia?
Un avvenimento emblematico è stato il congresso di Vienna del 1814, quando il presidente del consiglio francese riuscì a rappresentare con successo la perdente Francia grazie all’aiuto di un famoso cuoco francese. Quando si dice prendere per la gola ! Facendo un salto di 200 anni, troviamo un articolo sulla Harvard Business Review dal titolo Should You Eat While You Negotiate? Nel quale si dimostra come ci sia una base scientifica in queste affermazioni: apporto di glucosio al cervello e moderazione dei comportamenti aggressivi. Non a caso negli USA molti incontri di lavoro iniziano con la frase Let’s do lunch.
Ancora oggi è soprattutto la cucina francese ad avere il soft-power più importante (pensiamo solo ai vini). Ma la cucina italiana è in ascesa. Soprattutto in paesi come la Germania, gli Stati Uniti, la Russia che sono importanti mercati per il nostro export. Anche il Ministero degli Esteri sta investendo per valorizzare la tradizione culinaria italiana all’estero quale uno dei segni distintivi del Marchio Italia (a novembre si è tenuta in 105 paesi la settimana della cucina italiana nel mondo).
L’invito che allora faccio è quello di non lasciare al caso pranzi e cene con partner commerciali stranieri. Così come di attingere al nostro patrimonio eno-gastronomico quando c’è la necessità di fare un omaggio. D’altra parte la cucina fa oramai parte della nostra c.d. industria creativa ed è un emblema del “vivere all’italiana”; oltre ad avere forti parallelismi con settori come la moda e il design.
Come recita anche un proverbio cinese: Mangiare è uno dei quattro scopi della vita… quali siano gli altri tre, nessuno lo ha mai saputo.